Cultura geek e discriminazione: il “fuoco amico” di The Big Bang Theory

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Se siete appassionati di fumetti, videogiochi, opere fantasy o di fantascienza, insomma, di qualunque cosa da nerd, negli ultimi nove anni avrete sicuramente dovuto fare i conti con la prima sit-com con dei nerd protagonisti a diventare mainstreamThe Big Bang Theory.

Inizialmente accolta con buon entusiasmo dalla comunità, col passare delle stagioni la serie ha perso sempre più fan nerd quanto più guadagnasse ascolti fra il pubblico generalista, divenendo un vero e proprio fenomeno (tormentoni – Bazinga! – compresi) e sdoganando parte di quella che viene definita cultura geek, nel bene e – soprattutto – nel male.

Mentre in patria TBBT non ha più le simpatie di molti appassionati per motivi che illusterò più avanti, in Italia sembra ancora essere la serie nerd per eccellenza: il merchandising invade le ormai numerose fiere dedicate al fumetto, e una delle domande che mi è stata posta più spesso negli ultimi anni quando accennavo alle mie passioni era “Ti piacciono queste cose e non segui The Big Bang Theory?” (solo recentemente sostituita daTi piacciono queste cose e non segui Game of Thrones?”).

In verità, la serie l’ho seguita, anzi, ho divorato le prime tre stagioni in pochi pomeriggi. L’ho abbandonata per quel “calo fisiologico” di qualità che colpisce un po’ tutte le serie con tanti episodi per stagione, e in particolare le sit-com: gli schemi narrativi diventano ripetitivi, i personaggi si cristallizzano e l’unico sviluppo sta nelle relazioni sentimentali, che presto diventano il fulcro della storia. In più, TBBT si è rivelata una serie nemica dei nerd, che non si rivolge a loro ma ad un pubblico generalista (e gli ascolti stratosferici lo confermano) e che, di conseguenza, usa riferimenti e citazioni non per gratificare il segmento di pubblico rappresentato ma come punchline per quello generalista. Difatti, non si ride col nerd, ma si ride del nerd.

Un chiaro esempio ce lo offre questa clip (attenzione: contiene urla di frustrazione e insulti):

La “battuta” non è altro che un lungo elenco di citazioni senza nesso fra di loro, e che messe assieme non hanno alcun senso. Cosa dovrebbe farci ridere, esattamente? Ah, già, il tizio buffo che conosce tutte queste cose inutili, vive con sua madre e non ha una vita, ahahahahah.

Un’altra prova che la serie non si rivolge ai nerd sta nelle citazioni dolorosamente approssimative. Se i riferimenti avessero come obbiettivo quello di strizzare l’occhio ai fan, non sarebbero così ovvi ed espliciti. Nello stesso episodio da cui è stata tratta la clip precedente ci sono un mucchio di citazioni a Doctor Who che qualsiasi fan della serie troverebbe ridondanti, se non proprio irritanti. Questo, ovviamente, non può essere giudicato un difetto in sé, ma il motivo per cui molti etichettino ancora la serie come nerd-friendly nonostante fallisca miseramente nel rendere interessanti i numerosi riferimenti alla cultura pop (molti nemmeno lontanamente divertenti) mi è oscuro. Ancora peggio quando si crede che la serie sia rappresentativa della comunità geek.

E così arriviamo alla nota più dolente, la rappresentazione. Essendo uno show comico, i personaggi di The Big Bang Theory – e le situazioni nelle quali si trovano – sono parodistici ed esagerati, ma questo non giustifica il grossolano protrarsi di stereotipi che la serie puntualmente ci propone. Quello di TBBT sembra un mondo fermo alla concezione anni ’80 di comunità geek: composta da uomini bianchi, socialmente inetti, poco attraenti, dove le donne vengono viste come aliene, anzi, sono loro stesse a non provare il minimo interesse per quegli hobby visti esclusivamente come maschili. È accettabile che una serie con oltre una decina di personaggi fra principali e ricorrenti sia così poco rappresentativa? L’inserimento di due personaggi femminili principali a parte Penny (la cameriera bionda non molto scolarizzata e dalle modeste ambizioni che i ragazzi amano deridere perché non capisce mai di cosa parlino) non sembra aver cambiato molto le cose, almeno stando a questa clip:

Le tre ragazze, che esistono solo in quanto interessi amorosi dei rispettivi protagonisti, entrano in un negozio di fumetti; la loro presenza viene percepita come estreanea, tanto che gli altri clienti sono costretti a bloccarsi e a fissarle come se non avessero mai visto una donna prima o, cosa ancora più inaudita, una donna in un negozio di fumetti.

Fermiamoci qua.

Non trovate che quanto appena descritto sia doppiamente offensivo? Da una parte, le donne che non sanno nulla di fumetti e cercano di capire perché i loro fidanzati ne siano così appassionati (non per loro interesse, quindi, ma sempre per compiacere i propri uomini), mentre dall’altra troviamo i nerd brutti e grassi che non sanno come reagire alla loro vista. Intendiamoci, non sto dicendo che queste persone non esistano, ma rappresentare l’intera comunità in questo modo – e il fatto che questa visione venga accettata come “reale” dall’esterno – è dannoso per la comunità stessa. Inutile ribadire quante donne leggano fumetti e non lo facciano di certo solo da qualche anno, anche se oggi rappresentano un segmento di mercato molto importante rispetto al passato, e di quante persone abbiano delle relazioni pur essendo “impallinati” (anzi, spesso condividendo alcune passioni con il/la partner). È già abbastanza irritante che i non-nerd ci vedano in questo modo, e lo è ancora di più quando siamo noi stessi a legittimare questi stereotipi adottanto la serie come simbolo.

A questo punto, il fan medio di The Big Bang Theory mi consiglierebbe di farmi una risata. Mi direbbe che dopotutto si tratta solo di una serie comica che sto eccessivamente analizzando e prendendo troppo sul serio, che non so essere autoironica. Ebbene, io la risata (anche più di una) preferisco farmela con serie comiche che non siano un insulto all’intelligenza, come ad esempio le britanniche IT Crowd (attualmente su Netflix) e Spaced (disponibile sottotitolata su Vvvvid), serie che si rivolgono direttamente ai nerd e che per questo sono rimaste di nicchia e tristemente sottovalutate, oppure Community, che ci ha regalato episodi e personaggi memorabili, o ancora Castle, serie crime generalista con episodi ricchi di citazioni nerd (alcuni addirittura interamente dedicati alla cultura dei fandom) che intrattengono senza essere semplicistici.

Insomma, se continuate a seguire la sit-com non ve ne farò di certo una colpa, ma The Big Bang Theory non merita il titolo di “serie nerd” e in giro c’è (o purtroppo c’è stato) di molto meglio.

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